Trovo suggestivo il mestiere dell’insegnante, misurarsi con giovani adolescenti, vivaci e agitati. Ogni giorno una scoperta, una curiosità soddisfatta, nuovi interessi. Talvolta non accade nulla, nulla di interessante, e sopraggiunge la noia, la stanchezza, talvolta la frustrazione, questo è, e va bene così.
Trovo suggestivo il principio della giornata, entrare in classe, respirare atmosfera nuova. Un mantra muove la mia passione, come posso creare le migliori condizioni affinché i miei studenti possano apprendere, come posso predisporre terreno fertile. Trovo interessante questo aspetto, mettere lo studente al centro del progetto, attenti alla loro crescita, crescere insieme a loro. Viviamo un falso ideologico “noi docenti cresciuti e formati.. loro solo da plasmare”, non è così. Tale atteggiamento porta a proporre lezione frontale, disciplina passiva, ambiente d’apprendimento poco inclusivo.
Preparare il terreno, la relazione affettiva.
Un vero approccio inclusivo è aperto alle reali esigenze di tutti e di ciascuno, è in grado di offrire percorsi di conoscenza suggestivi, stimolando curiosità, suscitando desiderio di conoscenza. Apre all’assumersi il rischio conoscitivo, a rintracciare i propri desideri, le proprie autentiche ambizioni. Bisogna essere in grado di valorizzare la diversità, di riconoscere abilità e competenze in possesso degli alunni, dalle quali muovere. Proporre percorsi d’apprendimento significativi, dal valore esperienziale, mettere in campo mediazione sociale. Parliamo delle soft skills, competenze trasversali oggi molto richieste in ambito professionale.
Bisogna predisporre un setting sensibile alla partecipazione attiva, un luogo d’apprendimento sereno e accogliente, affinché ciascuno possa conoscere se stesso e apprezzare le proprie qualità.
Empatia e conoscenza di sé
Possiamo andare a dedicare ai nostri studenti 5 minuti all’inizio di ogni lezione, possiamo chiedere loro:
Come stai oggi?
Dormito bene?
Qualche preoccupazione?
Il processo di apprendimento fiorisce nella dimensione affettiva. Il docente affettivo è docente autorevole, in grado di mettere in campo accoglienza e fermezza. Di proporre una relazione di reciproca determinazione, andando a stimolare motivazione in docenti e studenti. La relazione educativa è una relazione affettiva, aperta e dinamica, in grado di riconfigurarsi, di andare oltre gli “impasse”, oltre i consueti “misunderstandings”. Una relazione di fiducia mediante la quale costruire l’accesso alle proprie risorse assolutamente uniche e originali.
La reciprocità descrive l’essere “con”, l’essere con l’altro, possiamo essere con l’altro soltanto quando siamo coinvolti, e tuttavia liberi.
E’ bene essere interessati a loro, non ai loro livelli di apprendimento, costoro arriveranno. Qualora fossimo veramente interessati alla loro crescita personale potremmo dedicare un’ora di empatia a settimana. In Finlandia è stata inserita da tempo.
Qualche consiglio pratico
Andiamo a chiedere come è andata la settimana, mettiamo insieme le nostre emozioni.
Prepariamo quattro simboli: sole, nuvole e sole, nuvole grigie, fulmini. Dove ti collochi rispetto ai simboli, quali sono le emozioni prevalenti. Possiamo assegnare loro un colore, riconoscerne l’intensità. Disegniamo un barometro delle emozioni, scegliamo quali selezionare, e collochiamoci nello stato d’animo appropriato (possiamo consultare esempi su internet).
Possiamo verbalizzare, “sono arrabbiato perché..” “sono felice perché..”. L’espressione di sé consente la conoscenza di sé. Raccontarsi consente di conoscersi. E riconoscere le proprie emozioni calma profondamente.
Con i piccoli possiamo proporre letture tematiche, proporre un approccio tenero alle emozioni mediante la lettura di racconti e fiabe. Possiamo andare a disegnare le nostre emozioni, disegnare la propria paura, la propria rabbia, la propria gioia, esplorare se stessi attraverso il gioco.
Possiamo utilizzare lo strumento del circle time. Molto utile a lasciare emergere il vissuto personale, a verbalizzare stati d’animo. Lasciare emergere le dinamiche di classe, modalità di vivere le relazioni, esprimere opinioni, vivere conflitti, insegnare a mediarli. Trovare soluzioni, rimandare la gratificazione, il tutto in un ambiente sereno e accogliente, nel quale la vita è libera di accadere. Cosi come è.
Il circle time consente di strutturare dinamiche positive, consente di mettere in campo ascolto attivo, interessato all’altro, accogliere l’opinione altrui, rispettare i tempi dell’altro, i silenzi dell’altro. Possiamo fare un passaggio nel silenzio, solo qualche secondo, e vedere cosa accade.
Sospendere le attività, l’iperattività caratteristica del nostro tempo mette in contatto con la parte profonda, attiva risorse inesplorate, e nel tempo guarisce le ferite.
Con adolescenti e giovani adolescenti possiamo attardarci sulla descrizione dei profili passivi, aggressivi, assertivi. Andare a vedere quale ruolo assumiamo nella relazione, quali modalità comunicative mettiamo in campo, quali conseguenze apportano nella nostra vita.
Alla fine di ogni lavoro sarebbe bene trasformare in forma scritta la propria esperienza, attraverso l’autobiografia emotiva, tenere traccia delle proprie emozioni, saggiare la propria evoluzione personale. Solo qualche frase, la scrittura ha funzione terapeutica, restituisce il valore dell’esperienza, rischiara le nostre zone d’ombra.
Questo consente di prendere contatto con la propria parte vulnerabile, consente di accogliere le proprie parti dimenticate, lasciate indietro. Il dono è l’accesso alla parte autentica, nella quale risiedono i nostri talenti e il nostro progetto di vita.
Tale approccio crea le migliori condizioni affinché gli studenti possano vivere un ambiente classe aperto e inclusivo dove conoscere se stessi e divenire nel tempo persone autentiche. Essere in grado di riconoscere le proprie emozioni, compiere le proprie scelte, prendersi le proprie responsabilità, imparare a prendersi cura di sé.
Sono tracce, solo tracce. A ciascuno proporre le migliori condizioni.
Tacere l’amore
Bisogna tacere l’amore affinché la vita personalissima possa schiudersi, fare qualche passo indietro, talvolta eclissarsi, bisogna creare il vuoto affinché i nostri studenti possano assumere le qualità del proprio essere (Massimo Recalcati, L’ora di lezione, Einaudi), e realizzare la pienezza della propria vita.
Accogliere ogni parte di sé, ogni evento della propria vita, restituisce valore autentico, consente di contattare la propria parte vulnerabile, e accedere all’anima. Consente di schiudere orizzonti, di andare incontro alla propria vocazione, e la nostra vocazione è lì, è sempre stata lì, e sarà lì, ad attendere ciascuno di noi. In verità tutto è lì, bisogna fare un passo avanti, talvolta un passo indietro, ma tutto è lì. Insegniamo loro a vedere, a dare il nome alle proprie piccole ferite, e andare oltre. Insegniamo loro a non fuggire, a sostare nelle difficoltà, ad attraversare crisi. Insegniamo loro ad ascoltarne il messaggio, e ad essere grati. La vita è un dono.
Federico Lattanzi